La condizione degli Intoccabili oggi: il divario tra leggi e realtà

Mentre i partiti politici indiani, in prima fila Congresso e BJP, sono intenti a strapparsi dalle mani l’eredità lasciata da Babasaheb Ambedkar, le precarie condizioni di vita dei Dalit in questo paese non sembrano essere migliorate molto da quando, ormai 66 anni fa il difensore degli intoccabili si batteva per una loro inclusione sociale oltre che politica.

“Non-implementation of legislation and policies and the lack of effective remedies and effectively functioning state institutions, the judiciary and police included, remain major obstacles to eliminating caste-based discrimination” (Res. 2013/2676 EP, on caste-based discrimination)

I principali partiti politici indiani stanno cercando di accaparrarsi un posto da protagonisti nel corso dei consueti festeggiamenti per la ricorrenza annuale della nascita di Ambedkar, ma nel frattempo cosa stanno davvero facendo per migliorare le condizioni di sicurezza, inclusione sociale e giustizia per la casta degli Intoccabili? Quali passi avanti sono stati fatti da quando la Costituzione dell’India indipendente ha proclamato illegale la pratica dell’Intoccabilità?

Malgrado gli Intoccabili non siano una peculiarità soltanto indiana ma siano presenti anche in Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Nepal e Giappone, spesso sotto altre denominazioni, l’India è il caso più rilevante per via delle sue implicazioni numeriche, costituendo questi più di un sesto della popolazione, secondo l’ultimo censimento effettuato dallo Human Rights Watch.

Oltre ad essere vietata costituzionalmente l’intoccabilità è anche coperta da tutta una serie di leggi che la criminalizzano e prevedono pene per i trasgressori, come il Protection of Civil Rights Act del 1955 che rende reato l’impedire ad una persona di entrare in un luogo pubblico, insultarla o molestarla sulla base del concetto di intoccabilità.

Nonostante le leggi esistenti, un divieto costituzionale e gli sforzi delle associazioni, la pratica dell’Intoccabilità è ancora oggi presente, almeno nelle zone più arretrate del paese. Un esempio eclatante della sua persistenza e della discriminazione che comporta fu la situazione creatasi dopo il terremoto in Gujarat del 2006 che causò la morte di circa 30.000 persone e creò un milione di sfollati. Oltre al disastro naturale, le caste inferiori hanno dovuto subire una discriminazione da parte dei loro concittadini che gli hanno impedito di raggiungere gli aiuti finanziari, l’acqua potabile e l’elettricità distribuiti dallo Stato al resto della popolazione.

Il Primo Ministro Narendra Modi con il suo partito, il BJP, ha basato la sua campagna elettorale anche e soprattutto sulla conquista dei voti dei Dalit, cercando di creare un’identità unitaria, dei veri e propri miti e una storia separata da quella del resto della nazione.

Malgrado l’impegno politico platealmente preso, ancora oggi siamo testimoni di antiquate tradizioni a danno di questo gruppo sociale. Come le due ragazze punite con lo stupro, lo scorso agosto in Uttar Pradesh perchè il fratello si era innamorato di una donna di casta elevata. Le minacce alla sicurezza di questa casta non si limitano alle decisioni delle assemblee territoriali fatte di saggi e capi villaggio. Lo stesso fratello delle ragazze è stato infatti arrestato con false accuse dalla polizia sempre, ovviamente, per difendere le differenze di classe, per non minare la superiorità delle caste alte. Ma proprio questo caso ci fa forse sperare che qualcosa si stia molto lentamente muovendo se non nella mentalità delle zone rurali, quanto meno nel sistema di giustizia centrale. La Corte Suprema indiana ha infatti riconosciuto il diritto delle due ragazze di ricevere la dovuta protezione, del ragazzo ad essere rilasciato e ha sospeso dal servizio gli agenti responsabili delle false accuse.

Purtroppo, come diceva lo stesso Ambedkar nel lontano 1950, siamo ancora molto lontani dalla meta:
“..we are going to enter a life of contradictions. In politics we will have equality and in social and economic life we will have inequality. In politics we will be recognising the principle of one man one vote value. In our social and economic life, we shall, by reason of our social and economic structure, continue to deny the principle of one man one value. How log can we continue to live a life of contradictions? How shall we deny equality in our social and economic life? If we continue to deny it for long, we do so only by putting our political democracy in peril”

Silvia Paoli