L’emergenza Coronavirus in Europa e la necessità di una risposta comune

di Matteo Rando

La diffusione incontrollata del nuovo coronavirus, “COVID-19”, non è più solo un problema dell’Italia. Nonostante la situazione italiana rimanga la più critica in Europa, con il paese ormai secondo solo alla Cina stessa per numero di casi confermati, i governi di tutti gli Stati membri UE hanno cominciato ad alzare l’allerta. Il rischio è che da qui a pochi giorni la drammatica evoluzione dei contagi che ha colpito l’Italia si possa ripetere in molti altri paesi del vecchio continente.

In Italia i casi confermati di COVID-19 dall’inizio dell’epidemia a oggi, 10 Marzo 2020, sono 10.149, i morti invece 631. Dopo aver disposto la “chiusura” delle zone rosse del Nord Italia, quelle più colpite dall’epidemia, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella tarda serata del 9 Marzo, ha firmato un nuovo decreto con misure ancora più stringenti e senza precedenti nella storia recente del paese. Con il nuovo Dpcm è stata abolita ogni differenziazione in zone del territorio italiano, è l’Italia tutta a dover rispettare misure di restrizione di grande impatto volte ad arginare l’avanzata del virus. Scuole di ogni ordine e grado, università comprese, resteranno chiuse almeno fino al 3 Aprile, gli spostamenti sono permessi esclusivamente per comprovate esigenze di lavoro, necessità primarie (andare a fare la spesa, recarsi in farmacia o assistere i malati), salute e per rientrare presso il proprio domicilio. In ogni caso è necessario compilare un modulo di autocertificazione fornito dalle autorità che, in caso di mancato rispetto delle norme o di false dichiarazioni, attueranno pesanti sanzioni, come l’arresto fino a tre mesi. Anche funzioni religiose ed eventi pubblici e sportivi di ogni tipo sono stati annullati. La modalità principale di lavoro sarà quella  da casa, tramite “telelavoro”. Alle misure del Governo si aggiungono quelle di privati, come moltissime compagnie aeree che hanno già sospeso ogni volo da e per l’Italia. Le strade delle principali città  sono deserte, la maggior parte delle attività chiuse e gli ospedali al collasso per carenza di posti letto, attrezzature e personale medico. Dall’Italia arrivano immagini impressionanti che trovano precedenti solo nei bui periodi di guerra. L’impatto a livello dei danni economici e sociali appare evidente e di incalcolabile entità. Ma tali drastiche misure sembrano in questo momento l’unica speranza per arrivare a una ripresa il più rapida possibile del normale svolgimento delle attività lavorative, scolastiche e sociali.

Se in un primo momento i leader europei si erano forse illusi di poter contare sul fatto che il virus non dilagasse in ogni angolo del continente, gli ultimi dati disponibili hanno ormai reso chiaro il contrario. In Spagna si contano già 2.115 casi e 48 morti, in Francia più di 1.800 casi e 33 morti, in Germania 1.622 casi, in Svizzera 652 e più di 200 casi in Austria, Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e Norvegia.

Sono in molti tra medici ed esperti del settore a evidenziare come gli stessi trend e tempistiche nella diffusione del virus occorse in Cina, Italia, Corea del Sud e Iran si possano con probabilità ripresentare nel resto dei paesi maggiormente colpiti. Da oggi a 7-8 giorni Spagna, Francia, Germania e non solo rischiano di ritrovarsi in uno scenario drammaticamente simile a quello italiano. La stessa cancelleria tedesca Angela Merkel avrebbe ammesso la concreta possibilità che addirittura fino al 70% della popolazione tedesca rischia di contrarre il virus nelle prossime settimane.

Mentre i governi dei principali stati europei stanno cominciando a rispondere alla crisi in corso, appare invece incomprensibile come altri paesi non stiano apparentemente facendo molto per prepararsi ai possibili scenari. Il Governo federale del Belgio, ad esempio si è limitato a vietare gli eventi pubblici con più di 1.000 partecipanti e a consigliare pratiche di “telelavoro”. Nonostante ciò, la psicosi da coronavirus, anticipando il virus, si è diffusa ormai quasi ovunque e anche nella città di Bruxelles, da dove scrivo, risulta sempre più difficile procurarsi i tanto desiderati gel igienizzanti o mascherine.

L’Unione Europa si trova nel pieno di una emergenza sanitaria senza precedenti, e la mancanza di una risposta univoca, o quanto meno coordinata a livello Europeo tra i vari governi appare incomprensibile. Ancora una volta a prevalere sono gli egoismi dei singoli paesi e l’illusione che le frontiere nazionali, anche all’interno dell’Unione stessa, rappresentino una difesa sufficiente. In molti Stati membri, Italia compresa, leader politici continuano ad accusare l’UE di mancanze e dimostrazioni di fragilità portate allo scoperto dall’attuale crisi. A chiunque abbia mai aperto un manuale di Diritto dell’Unione Europea appare chiaro invece come, purtroppo, la tutela e il miglioramento della salute umana ricada nella categoria delle competenze di sostegno dell’Unione, ovvero quelle per cui gli Stati membri hanno deciso di conservare la quasi assoluta competenza. Senza alcun senso, dunque, accusare l’Unione di non fare qualcosa che i singoli stati stessi hanno a loro tempo deciso di precluderle. La speranza è che momenti critici come questo che stiamo vivendo portino ad un seria riflessione sull’estrema necessità di delegare maggiori competenze all’Unione, in modo da fornirla degli strumenti adeguati per rispondere ad ogni possibile crisi.

Nel frattempo la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen si sta adoperando per mettere in luce l’urgente bisogno di coordinamento tra Stati membri nell’affrontare l’epidemia da coronavirus, e ha già annunciato lo stanziamento di 25 miliardi di euro per aiutare il sistema sanitario, le piccole e medie imprese e il mercato del lavoro. Ulteriori 140 milioni di euro sono stati devoluti alla ricerca su un vaccino, diagnosi e trattamenti sanitari per il COVID-19. E’ stata inoltre concessa piena flessibilità finanziaria all’Italia date le difficoltà economiche che il paese si troverà ad affrontare nei prossimi mesi, questo venerdì verranno infatti pubblicate dalla Commissione le linee guida “sull’utilizzo al meglio della flessibilità” del Patto di Stabilità.

Come per tutti i veri momenti di profonda crisi e incertezza, la speranza è che oltre alle inevitabili conseguenze negative possa venirne fuori anche qualcosa di positivo. Un rinnovato spirito di solidarietà, comune appartenenza e comprensione del fatto che solo se realmente uniti i paesi europei potranno continuare a contare sul piano globale, e saranno in grado di affrontare con i giusti mezzi tutte le sfide che si presenteranno a loro nel prossimo futuro.

Fonti e approfondimenti:

http://www.governo.it/it/articolo/firmato-il-dpcm-9-marzo-2020/14276

https://elpais.com/sociedad/2020-03-11/madrid-concentra-la-mitad-de-los-2002-casos-de-coronavirus-detectados-hasta-ahora-en-espana.html

https://www.corriere.it/esteri/20_marzo_11/coronavirus-merkel-60percento-tedeschi-potrebbe-venire-contagiato-36bbfeac-637c-11ea-9cf4-1c175ff3bb7c.shtml

https://www.politico.eu/article/belgium-bans-events-with-over-1000-people-due-to-coronavirus/

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2020/03/11/coronavirus-venerdi-linee-guida-ue-flessibilita-patto-_9f7c43e8-5aaf-46ab-92c0-586e6ea2023c.html?fbclid=IwAR3G4lGvt1pNmTUfUJFTaZwKRv223FXQR5ZjI1PX_ryoOKZoHrCV-3nD-RU

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2020/03/11/coronavirus-gentiloni-non-creare-barriere-tra-i-paesi_3f193dbe-33d1-4012-bc1c-39ba578dee57.html?fbclid=IwAR3CKerdSSGDebGHCVkVUpWoRBhDu4M7DJ30pbYF7FJgGzwFf30Xv0pdPYs

https://www.consilium.europa.eu/en/meetings/european-council/2020/03/10/?fbclid=IwAR3UVk8XOzTZ_nVF_byBKYbRsImATsbqtgvS_kmZd0_XQfGvGidlPbmSSO4