Stati Uniti: i profili dei candidati democratici

Hillary Clinton

Hillary Rodham Clinton, nata nel 1946 a Chicago, Illinois, cresciuta in una famiglia conservatrice, matura le sue prime esperienze in campo politico lavorando come volontaria per il candidato repubblicano Barry Goldwater durante la campagna presidenziale del 1964; sarà poi negli anni successivi, frequentando l’Università di Legge di Yale, che diventerà sempre più attiva politicamente. In questi anni, infatti, i suoi interessi si concentrano sempre di più sui diritti della famiglia e dei bambini, passione che la porta, terminata l’università, a lavorare per il Children’s Defence Fund, associazione nata dai Movimenti per i Diritti civili, con l’intento di portare il Governo statunitense a migliorare le proprie politiche nei confronti dei bambini.

Hillary continua a ad interessarsi agli stessi temi negli anni successivi in qualità, prima, di First Lady dell’Arkansas, poi, di First Lady degli Stati Uniti d’America in seguito all’elezione del marito Bill Clinton alla Casa Bianca nel 1992. Soprattutto in questi anni, si focalizza su una vastità di altri temi, compreso quello dall’assistenza sanitaria, avendo ricevuto dal Presidente l’incarico di presiedere la task force sulla National Health Care Reform nel 1993.

La sua carriera diplomatica ottiene un ulteriore slancio nel 2000 quando viene eletta al Senato tra le fila del Partito Democratico. Pronunciato il giuramento il 3 gennaio 2001, il senatore Clinton prosegue continua a lavorare per la riforma sanitaria, e rimane concentrata su temi sociali, quali i diritti dei bambini. Durante questi anni presta servizio presso diverse commissioni senatoriali, tra le quali il Comitato per i Servizi Armati. In seguito agli attentati dell’11 settembre 2001, è stata una grande sostenitrice dell’invasione dell’Afghanistan guidata dagli Stati Uniti, nonostante fosse cresciuto, successivamente, il suo criticismo verso la gestione della guerra in Iraq da parte dell’allora Presidente George W. Bush.

L’anno successivo Hillary ha annunciato che si sarebbe candidata alla nomination presidenziale del Partito Democratico per il 2008. La sua è stata una campagna altalenante, con dure sconfitte in un primo momento, seguite dalla vincita di stati importanti come la California, Massachusetts e New York, ma nonostante questo, non è riuscita a guadagnare un vantaggio su Barack Obama per quanto riguarda il numero di delegati congressuali. Obama, infatti, ha vinto 11 stati consecutivi in seguito al Super Tuesday del 5 febbraio, e ciò gli ha permesso di diventare il nuovo favorito per la nomination. In seguito, la grande sconfitta nella Carolina del Nord ai primi di maggio, ha inciso gravemente sulla possibilità di Hillary di guadagnare delegati sufficienti a superare il suo sfidante prima delle primarie finali nel mese di giugno. Quest’ultimo, infatti, il 27 agosto, si è assicurato ufficialmente la nomina del partito presso la Convention nazionale democratica a Denver, vincendo successivamente le elezioni presidenziali del 4 novembre del 2008.

Nello stesso anno, Obama investe Hillary del ruolo di Segretario di Stato, venendo poi confermata dal Senato nel gennaio 2009. Durante il suo mandato, la Clinton si concentra in particolar modo sul miglioramento delle relazioni estere degli Stati Uniti. Si dimette dal suo incarico nel 2013 e viene sostituita dall’ex senatore del Massachusetts, John Kerry.

Nell’aprile del 2015 Hillary Rodham Clinton annuncia di voler concorrere alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016, diventando subito la favorita per la nomination democratica. Tuttavia, durante la sua campagna affronta una sfida inaspettata, il candidato Bernie Sanders, senatore del Vermont, il quale si è auto-definito un “socialista democratico“. La Clinton, ha inizialmente faticato a contrastare le politiche populiste di Sanders, criticando i suoi piani e sostenendoli irrealistici. Hillary, d’altro canto, sponsorizza durante la sua campagna i tradizionali obiettivi democratici, in particolare:

  • Tasse e salari: aumento delle tasse per cittadini ad alto reddito ricchi; concessione di sgravi fiscali per le famiglie lavoratrici; creazione di posti di lavoro ben retribuiti tramite l’investimento sulle infrastrutture; aumento del salario minimo.

  • Riforma dell’immigrazione: varo di una pratica riforma sull’immigrazione che possa creare un percorso chiaro verso l’ottenimento della cittadinanza; chiusura dei centri di detenzione privati per gli immigrati.

  • Politica estera: difesa dei valori fondamentali americani; sconfitta dell’ISIS, del terrorismo globale e delle ideologie che lo guidano; rafforzamento delle attuali alleanze politiche e creazione di nuove relazioni al fine di affrontare insieme sfide comuni, quali il cambiamento climatico, le minacce informatiche e le malattie altamente contagiose.

Rimangono comunque persistenti i temi sociali sostenuti dalla Clinton nei precedenti anni della sua carriera politica:

  • Educazione infantile: investire in programmi di prima infanzia; assicurarsi che ogni bambino dai quattro anni in su abbia libero accesso ad una scuola materna di alta qualità; fornire assistenza medica ai bambini.
  • Assistenza sanitaria: difendere l’Affordable Care Act; controllare l’aumento dei prezzi dei farmaci su prescrizione e ritenerne legalmente responsabili le case farmaceutiche; tutelare l’acceso delle donne all’assistenza sanitaria riproduttiva, compresa la contraccezione e l’aborto legale.

Attualmente Hillary possiede i voti di 1.941 delegati, inclusi quelli dell’ultima vittoria alle primarie di New York tenutesi il 19 aprile, mentre lo sfidante Sanders è a quota 1.191. Mancano ancora venti appuntamenti prima di giungere alla Convention democratica che avrà luogo tra il 25 e il 28 luglio.

Valeria Conti