By Matteo Maci
Lo scorso venerdì 15 marzo si è tenuto un incontro tra gli studenti dell’Università di Firenze e tre europarlamentari uscenti: Beatrice Covassi, eletta con il Partito Democratico ed esponente dell’eurogruppo dei Socialisti e Democratici; il vicepresidente di Renew Europe, Nicola Danti di Italia Viva; infine, Francesca Peppucci, eletta con Forza Italia e rappresentante del Partito Popolare Europeo.
A margine dell’incontro con gli studenti, gli europarlamentari hanno risposto ad alcune domande concernenti i temi centrali della campagna per le elezioni europee che in Italia si terranno l’8 e il 9 giugno. Si tratta di una tornata elettorale che viene tradizionalmente seguita con scarso interesse da elettori, media e talvolta politici stessi, che interpretano il risultato sulla base di dinamiche politiche interne al Paese per fare valutazioni particolari sul consenso al proprio partito piuttosto che avere uno sguardo sulla composizione dell’emiciclo parlamentare europeo. Non è una sorpresa: l’affluenza a queste elezioni, in Italia, è calata drasticamente dall’86% del 1979 (la prima volta che i cittadini furono chiamati ad eleggere direttamente i propri rappresentanti al Parlamento europeo) al 55% del 2019. Nonostante la crucialità delle europee, che di fatto determinano quale maggioranza eleggerà il Presidente della Commissione Europea, vari fattori contribuiscono a disincentivare la partecipazione degli elettori. Tra questi, forse, è da annoverare proprio la scarsità di temi comunitari rispetto a quelli legati alle posizioni e alle vicende politiche di partiti nazionali: a dispetto di questo, i tre europarlamentari che abbiamo intervistato sono fiduciosi su un cambiamento di rotta per queste elezioni.
“Questa volta, per la prima volta, forse, saranno più al centro le questioni europee.” sostiene Covassi, adducendo come motivi “la pandemia, dove abbiamo visto qual è stato il ruolo dell’Europa nel far nascere l’Unione europea della salute, nel gestire momenti di crisi collettiva” ma anche lo scenario internazionale, con le guerre in corso in Ucraina e a Gaza. “L’Unione Europea,” ammette Covassi “non sta giocando un ruolo abbastanza rilevante”. Altri temi che trapassano le peculiarità nazionali riguardano l’autonomia dei paesi europei riguardo l’energia e la farmaceutica. L’eurodeputata conclude sostenendo l’importanza di “mettere a fuoco le sfide del futuro e il ruolo che può giocare l’Unione Europea” di contro a quello che possono avere i singoli governi.
Danti ritiene che “come al solito, sarà un mix di questioni nazionali e questioni europee” allo stesso modo delle elezioni politiche. “Questa volta credo che avranno un peso le questioni europee, perché ormai i temi che attengono alla geopolitica, alla strategia, alla guerra e alla difesa comune saranno temi che si discuteranno in questa legislatura” aggiunge, constatando anche che, a distanza di due anni dalle elezioni politiche italiane, questa tornata elettorale costituirà una sorta di mid-term italiano, che comporterà quindi la presenza di “temi che attengono al Governo e al dibattito nazionale”.
Francesca Peppucci auspica che questa campagna elettorale “sia basata su questioni europee” al netto della rilevanza di quelle nazionali, comunque legate al contesto comunitario. “Ci troviamo ad affrontare questioni di portata europea e dobbiamo farlo con un’ottica nazionale. Le due dimensioni non sono slegate tra di loro, ma bisogna farle dialogare per dare risposte ai cittadini”.
Trattandosi inoltre delle prime elezioni europee dall’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, abbiamo chiesto agli europarlamentari di esprimere un parere sulla proposta di destinare i seggi precedentemente occupati da rappresentanti britannici a liste transnazionali. “Il processo di definizione delle dinamiche europee è in costante mutamento,” risponde Peppucci “in base alle varie necessità ed imprevisti che ci ritroviamo a fronteggiare di volta in volta. In questo momento, è troppo presto poter dare una risposta ad una domanda del genere, ma quello che mi auspico è che il Partito Popolare Europeo continui ad essere il gruppo di maggioranza del prossimo parlamento per avere un peso decisivo nei confronti delle politiche che saranno adottate”.
Facendo riferimento al caso dell’eurodeputato di Renew Europe Sandro Gozi, candidato ed eletto in Francia con la lista En Marche del presidente Emmanuel Macron), Nicola Danti ricorda che “non si tratta della prima esperienza, essendoci già stato un caso di un europarlamentare francese eletto in Italia: Maurice Duverger, eletto nel 1989 con il Partito Comunista Italiano“. Aggiunge che “le liste transnazionali sono state bloccate dal Consiglio, e il Parlamento aveva una maggioranza un po’ risicata. Oggi abbiamo bisogno di più politica europea, che non è la somma delle politiche nazionali” e si auspica di una nuova concezione comunitaria che determini “partiti europei più coesi, per cui è evidente il bisogno di liste che rappresentino questi partiti e di eletti che non rappresentino i loro Paesi ma l’intera Unione Europea.”.
“Se sarò rieletta, riaprirò il dibattito sulla creazione delle liste transnazionali,” dichiara Covassi “perché è il mio sogno da sempre: ho sempre detto che avrei voluto diventare una parlamentare europea eletta in liste transnazionali. La cosa bella delle famiglie politiche europee sono proprio le idee che le ispirano, per un’Europa sociale o un’Europa più basata sul capitalismo, un’Europa dei popoli e così via. Queste idee politiche hanno senso solo se si è eletti in liste transnazionali in base alla propria aderenza a quei valori. Se invece le elezioni europee, come è successo finora, si limitano a replicare le dinamiche della politica nazionale, la gente va a votare senza avere in mente un’idea di Europa ma semplicemente in base alle indicazioni dei partiti locali, molto più interessati alle dinamiche di potere particolari.”. Inoltre, Covassi, rivendicando la propria concezione di un’Europa federalista, pensa che per rendere più snello il processo decisionale dell’UE “sia fondamentale togliere il potere di veto ai singoli stati, come è emerso relativamente al caso di Orbán e sia fondamentale imporre una fortissima condizionalità sul rispetto dei valori fondanti dell’UE, a partire dal rispetto dello stato di diritto per l’ottenimento dei fondi europei. Spezzo anche una lancia a favore del Parlamento, che è l’unico organo eletto direttamente dai cittadini ma non ha potere di iniziativa legislativa. Se vogliamo dare un senso alle elezioni e far capire il valore del voto, bisogna essere certi di star votando per un parlamentare che ha la possibilità di proporre iniziative legislative”.
Riguardo la rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea, Nicola Danti esprime la contrarietà del proprio gruppo: “Il bilancio di von der Leyen è evidentemente deficitario, perché è stata una presidente che ha sposato completamente il Green Deal, facendo all’ultimo una svolta che non aveva senso. Questo è quello che pensa Renew, che presenterà la sua lista di tre candidati, ma si metterà poi a trattare attraverso i propri rappresentanti all’interno del Consiglio e, quando sarà il momento, voterà. Ad oggi, pensare ad un von der Leyen-bis appare alquanto difficile, perché ha obiettivamente mostrato dei limiti di cui l’intero Parlamento è cosciente.”. Di diverso avviso Peppucci, che ricorda come “anche nel Partito Popolare Europeo c’è una democrazia interna, e nel congresso di Bucarest è stata individuata come candidata Ursula von der Leyen. In quel contesto, Antonio Tajani, che è anche vicepresidente del PPE, ha ribadito la sua disponibilità a riconfermare tanto von der Leyen quanto l’attuale Presidente del Parlamento, Roberta Metsola. Bisogna tuttavia mettere dei paletti chiari sull’importanza di tematiche come la tutela dell’agricoltura, delle industrie e dei cittadini, facendo dialogare le tematiche ambientali con i provvedimenti legislativi che vengono messi in campo”.
L’avanzata dei partiti di destra nei sondaggi politici di molte nazioni europee è seguita con apprensione dagli analisti, che sollevano l’ipotesi di una maggioranza nel Parlamento europeo composta da PPE e i principali eurogruppi della destra, ECR e ID, sancendo la fine della tradizionale maggioranza composta da popolari e socialisti. Covassi a questo proposito ricorda come “per fortuna, c’è ancora una parte di popolari europei che non tradiscono gli ideali di De Gasperi, Adenauer e lo spirito originario dell’Unione Europea. Non ci si può alleare con partiti che sono per soluzioni come l’hotel in Ruanda per i migranti, che virano sempre più a destra, che sono per la ‘fortezza Europa’ e che negano alcuni diritti fondamentali”. Conclude con la speranza che “ci sia ancora un nucleo duro nel Partito Popolare che non rinuncia ai valori dell’umanesimo europeo e resta saldo ai propri valori, evitando di andare con l’estrema destra”.