Il ballottaggio austriaco

Il gioco non è bello, se non dura poco

“Il 22 maggio ci sarà il ballottaggio che sancirà il vincitore delle elezioni presidenziali austriache. Comunque vada, Hofer e il FPÖ hanno mandato un segnale forte”. Così concludevo un articolo del 16 maggio in cui riflettevo sulle conseguenze politiche dell’affermazione della destra ultranazionalista alle elezioni presidenziali austriache. Da allora sono trascorsi cinque mesi, il ballottaggio c’è stato, ma l’Austria non ha ancora un presidente della Repubblica. Proviamo a capire perché.

Il 22 maggio aveva tutte le carte in regola per rappresentare una svolta significativa per la politica austriaca e, di riflesso, per quella europea. Da un lato, Alexander van der Bellen, professore di economia in pensione ed ex leader dei Verdi, dall’altro Norbert Hofer, rappresentante della destra ultranazionalista del FPÖ. È stato, quello che ha visto contrapposte queste due figure politiche, un ballottaggio ad altissima intensità. Chi sosteneva l’assoluta follia di consegnare la presidenza della Repubblica nelle mani della destra ultra-nazionalista, e chi, quest’ultima, sottolineava incessantemente il fallimento dell’establishment politico austriaco e la conseguente necessità di rinnovamento, per rinvigorire il paese e renderlo più sicuro di fronte alle sfide che lo scenario politico attuale pone, prima fra tutte la questione migratoria.

Il 23 maggio, dopo una serratissima contesa voto a voto, i sostenitori del candidato indipendente van der Bellen hanno tirato un lungo sospiro di sollievo. L’ex leader dei Verdi si è infatti imposto di strettissima misura sul candidato del FPÖ, ottenendo il 50,3% dei consensi contro il 49,7% ottenuto da quest’ultimo. Un distacco minimo dunque, circa 30.000 voti a distanziare i due.

È bene evidenziare che la vittoria del candidato indipendente è arrivata solamente dopo il conteggio dei voti postali, circa 700.000, rappresentanti approssimativamente il 10% dei voti totali. Prima che questi venissero presi in considerazione, tenendo esclusivamente conto dei voti diretti, Norbert Hofer veniva dato come favorito da ogni sondaggio.

Dal ballottaggio veniva dunque fuori un’Austria spaccata quasi esattamente a metà. Il FPÖ non aveva ottenuto la Presidenza della Repubblica, ma ci era andato così vicino da caricare la sua sconfitta elettorale di un valore altamente simbolico.

Come anticipato sopra, i voti postali hanno giocato un ruolo fondamentale nel ballottaggio del 22 maggio, e continuano a giocarlo tutt’oggi. Vedremo perché.

Subito dopo il termine degli spogli elettorali, il FPÖ ha infatti deciso di contestare il risultato del ballottaggio, dichiarandosi non convinto dalle modalità con le quali era stato eseguito il conteggio dei voti arrivati per posta. A tal proposito, il partito di Hofer ha presentato un fascicolo di ricorso alla Corte Costituzionale, denunciando irregolarità formali nei conteggi dei voti postali in 91 dei 117 circoscrizioni elettorali.

Le indagini della Corte, che ha intervistato più di 60 testimoni al fine di ricostruire in maniera attendibile gli eventi oggetto del contendere, hanno portato alla luce numerose irregolarità formali. Una su tutte: in diversi seggi elettorali il conteggio dei voti postali è iniziato già durante le elezioni e non il giorno successivo ad esse, come invece sancisce la legge elettorale austriaca. Insomma, pur non ravvisando volontarie manipolazioni dell’elezioni, la Corte ha riscontrato irregolarità formali riguardanti circa 77.000 voti, il che è stato sufficiente per annullare il risultato del ballottaggio. Il ricorso del FPO è stato dunque considerato legittimo, i risultati del ballottaggio del 22 maggio annullati e il nuovo ballottaggio fissato per il 2 ottobre.

Il 2 ottobre era perciò atteso come momento in cui l’Austria avrebbe finalmente riavuto un Presidente della Repubblica, dimostrandosi capace di organizzare efficacemente un ballottaggio e di portarlo a termine. La strada verso questo momento ha però trovato un altro – verrebbe da dire l’ennesimo – ostacolo. Il 12 settembre, infatti, il ministro dell’interno austriaco Wolfgang Sobotka ha confermato le indiscrezioni che da qualche giorno avevano iniziato a circolare sempre più insistentemente: le buste da utilizzare per il ballottaggio del 2 ottobre non si chiudono bene, c’è un problema con la colla, e per evitare che le elezioni vengano nuovamente contestate si decide di rimandare nuovamente il ballottaggio. La nuova data è fissata per il 4 dicembre. È questa l’ultima puntata della telenovela delle elezioni presidenziali austriache, puntata che, per ammissione dello stesso ministro dell’interno austriaco, costerà alle casse austriache circa 2 milioni di euro.

L’ulteriore rinvio ha provocato un generale malcontento verso il modo in cui la politica sta gestendo questo momento. Entrambi i candidati hanno chiesto pubblicamente di fare chiarezza sulla situazione. Hofer, dal canto suo, come prevedibile, non ha mancato di sottolineare l’inefficienza organizzativa della Repubblica austriaca, che “non è in grado di organizzare e portare a termine le elezioni in maniera efficace e regolare”. Ineccepibile, a voler essere obiettivi.

I sondaggi, dal canto loro, evidenziano ancora una situazione di forte divisione. L’Austria, così come a Maggio, risulta ancora spaccata in due. Uno degli ultimi sondaggi pubblicati dalla stampa austriaca dava leggermente avanti Hofer, ma, visti i continui capovolgimenti di fronte, pochi punti percentuali non sembrano poter essere considerati simbolo di un effettivo vantaggio del candidato FPÖ.

L’Austria ha già dimostrato nel recente passato di essere uno dei paesi dell’Unione Europea in cui l’estrema destra sta facendo maggiore presa. Il procrastinarsi delle elezioni – simbolo per eccellenza della democrazia – causa inefficienze organizzative non aiuta il rinsaldarsi della fiducia in quest’ultima.

In un momento storico in cui è forte la disillusione verso le istituzioni politiche, vicende come quelle austriache – evitabili, peraltro – non fanno altro che minare ulteriormente la credibilità del sistema politico.

Nonostante il ruolo del Presidente della Repubblica austriaco sia prettamente cerimoniale, l’attenzione rivolta verso il ballottaggio che ne sancirà l’elezione testimonia l’importanza politica di questa vicenda. Simbolica, certamente. Ma la democrazia è anche fatta di simboli, e le elezioni, come si è sottolineato prima, sono uno di questi. La speranza è che il 4 dicembre si concluderà la querelle dell’elezione del Presidente della Repubblica austriaca, per non offrire l’ennesima opportunità alle cosiddette forze anti-sistema di attaccare i simboli delle democrazie. E per ricordare anche alla politica tradizionale il valore dei simboli, non solo per controbilanciare l’utilizzo smodato che ne fanno i partiti populisti, ma anche per non dimenticarsi della loro bellezza e importanza in termini di credibilità in un momento di forte scetticismo verso la Politica.

Matteo Marenco

 

http://www.migration.gv.at/en/living-and-working-in-austria/austria-at-a-glance/the-political-administrative-and-legal-systems/

http://www.bbc.com/news/world-europe-36681475

http://www.rivistaeuropae.eu/politica/austria-2-ottobre-si-torna-al-voto/

http://www.repubblica.it/esteri/2016/09/12/news/austria_rinvio_ballottaggio-147619391/

https://www.theguardian.com/world/2016/jul/01/austrian-presidential-election-result-overturned-and-must-be-held-again-hofer-van-der-bellen

http://www.austria.org/presidential-elections/

https://www.theguardian.com/world/2016/may/23/far-right-candidate-defeated-austrian-presidential-election-norbert-hofer

http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-17405422

https://www.theguardian.com/world/2016/sep/12/austria-presidential-election-rerun-to-be-postponed-faulty-glue-ballot-papers

https://www.theguardian.com/world/2016/aug/05/mevlut-cavusoglu-austria-capital-of-radical-racism-turkey

https://www.theguardian.com/world/2016/sep/09/austrian-presidential-election-glue-problem-postal-votes

http://www.telegraph.co.uk/news/2016/08/15/nine-refugees-accused-of-austria-gang-rape-stoking-election-fear/

http://www.huffingtonpost.it/2016/09/12/austria-busta-colla-elezini_n_11972214.html