Da Utoya a Ventotene, 2148 chilometri per ricostruire l’Europa post Covid

di Giulia Maini

Un viaggio simbolico che, unendo passato e futuro, lascia spazio ai giovani e a quello che loro si aspettano dall’Ue

I giovani hanno sofferto in modo particolare durante la pandemia, che ha messo a dura prova la loro socialità e li ha privati dei loro spazi di aggregazione e condivisione. Questo lo sanno bene Giulia Bartolini e Kleoniki Valleri de Le Discipline, un’associazione di promozione sociale che lavora con i giovani sul territorio fiorentino. Per questo, insieme ai loro colleghi della rete nazionale di associazioni WeCare, nonostante il Covid hanno continuato con entusiasmo con il loro obiettivo primario, quello di incoraggiare la partecipazione attiva dei più giovani alla costruzione di un’Europa democratica solidale e inclusiva.

Vogliamo costruire insieme ai ragazzi un percorso di ripartenza per far sì che le sfide che hanno vissuto diventino una preziosa occasione per ricostruire un’Europa della solidarietà, del pluralismo e della differenza” ha detto Giulia, presidente le Discipline e parte dell’equipe nazionale del Meridiano d’Europa. Per questo hanno rinnovato anche per il 2021 il Meridiano d’Europa, un progetto nato nel 2015, che ormai da 6 anni grazie all’impegno di WeCare e delle associazioni che ne fanno parte, riunisce ragazzi da tutta Italia con lo scopo di rafforzare il loro senso di appartenenza al contesto europeo e invitarli alla cittadinanza attiva anche a livello comunitario. “Con i giovani vogliamo parlare di futuro e di quello che si aspettano dall’Europa” ha detto Kleoniki, membro del Cda Le Discipline e animatrice del progetto, “in questo senso la Conferenza sul Futuro dell’Europa può essere un’occasione senza precedenti”.

Il Meridiano è un viaggio, non solo in senso fisico ma piuttosto mentale” ha spiegato Giulia. “Il nome nasce da una linea immaginaria, i cui poli sono Utoya e Lampedusa, due piccole isole una all’estremo sud e l’altra nel profondo nord dell’Europa con un importante valore simbolico, passando per Ventotene. Lampedusa è la porta dell’Europa contro la quale si sono letteralmente infrante migliaia di vite in questi anni. A Utoya, il 22 luglio 2011, 69 giovani sono stati uccisi da un criminale di estrema destra contrario alle idee di solidarietà, pluralismo e laicità cui questi ragazzi stavano ispirando la loro vita. Poi, Ventotene perché è il luogo in cui nel 1941 venne elaborato il Manifesto di Ventotene: per un’Europa Libera e Unita”, hanno raccontato le due ragazze, entrambe membri della consulta regionale della rete WeCare.

Memoria e futuro sono le parole chiave del Meridiano e soprattutto quelle dell’edizione di quest’anno, che le due ragazze hanno definito diversa dal solito. “Abbiamo dovuto ripensare alle modalità del progetto e per questo ci siamo affidati alla tecnologia per spostare il percorso online”. “Abbiamo scelto come meta Ventotene dove nasce l’idea di un’Europa unita” ha detto Kleoniki “non potendo fisicamente essere nell’isola, abbiamo deciso di optare per un’iniziativa alternativa: abbiamo dato una maglietta ai nostri ragazzi e abbiamo chiesto loro di fare un pezzo di un percorso simbolico, in modo da contribuire a coprire i Km che separano Ventotene da Utoya, luogo della strage del 2011. I partecipanti hanno poi caricare una foto sui social e scrivere quanti Km hanno percorso”. “L’obiettivo è sempre quello di partire dalla memoria europea, Ventotene, passando per quella che è l’Europa di adesso, con tutte le sfide del multiculturalismo che Utoya ha incarnato.” “Abbiamo anche deciso di unire il Meridiano con la Conferenza sul Futuro dell’Europa chiedendo ai nostri ragazzi di elaborare delle proposte da sottoporre alle istituzioni comunitarie”. Hanno raccontato che i giovani si sono concentrati su temi come ambiente, diritti umani, occupazione giovanile, sanità e educazione scolastica.

Nelle edizioni precedenti il Meridiano, che tra l’altro vanta la partnership della Commissione europea e del Miur, si è sempre svolto in tre momenti. “Durante la prima fase parliamo con i ragazzi proprio della base dell’Ue, creando una memoria comune sul passato europeo”, hanno spiegato, “successivamente, cerchiamo di capire come il progetto europeo è evoluto, cosa va bene e cosa vorremmo cambiare. Questo è il momento in cui i giovani diventano più appassionati: quando parliamo di futuro”. Poi c’è la fase del viaggio vero e proprio, durante il quale “tutti insieme partiamo per la meta che abbiamo selezionato in base al tema che abbiamo deciso di trattare”. “Il mio primo Meridiano ha fatto scattare un click dentro di me, mi ha fatto capire che ci sono temi che mi interessano, che voglio trattare e mi ha trasmesso tanta voglia di fare e di impegnarmi come cittadina europea”, ci ha raccontato Kleoniki. Nella parte finale del progetto “tiriamo le fila di quello che abbiamo imparato, di quello che ci ha fatto crescere e soprattutto cerchiamo di capire cosa vogliamo dal futuro”.  Tra le mete delle edizioni precedenti troviamo: Srebrenica, dove hanno affrontato il tema dei conflitti etnico-religiosi e il genocidio dei musulmani bosniaci del 1995; Budapest, dove hanno parlato di migrazione e del muro costruito dal governo ungherese al confine con la Serbia; Berlino, che gli ha permesso di toccare il tema della caduta del muro e di come questo evento abbia cambiato il futuro dell’Europa.

Partendo da sinistra, Kleoniki Valleri e Giulia Bartolini